diario di bordo e di sogno



valencia, dicembre 2015
(sogno mentre prepariamo le immagini della locandina)
la festa si dava dentro una casa decorata stile anni ottanta. i soprammobili erano giocattoli ispirati a cartoni animati dell’epoca.
per quanto questa casa cercasse di essere accogliente, divertente e giovanile provavo un senso di noia e disagio.
mi chiedo se quello che una casa trasmette sia lo specchio di chi ci vive.
era chiaro che per quelle persone il tempo si era fermato all’età dell’adolescenza, agli eterni diciotto anni. gli invitati erano verso i trenta e più.
giovani soddisfatti del loro status di illimitata possibilità sessuale, si scambiavano battute frivole basate su generalizzazioni imbarazzanti per trovare punti in comune là dove non ce n’erano.
sul tavolo del salone patatine, salatini, tramezzini, cocacola e le immancabili birre.
nessuno aveva voglia di conoscere l’altro. tutto si fermava ad una superficialità poco sincera.
mentre si divertono, vado in terrazza e prendo una pianta. ricordava la forma del rosmarino. era totalmente secca, sporca dalla polvere delle macchine, come se non avesse avuto acqua da mesi, e con le radici scoperte.
mi rendo conto che devo andare via dalla festa, restare sarebbe assurdo e totalmente inutile. non sopporto di dovermi relazionare a discorsi che riuniscono le peggiori banalità quotidiane. l’impressione di perdere tempo mi spinge, la pianta in mano, un discorso a metà. sento crescere dentro una profonda felicità per non essermi accontentata della banalità.
il prima possibile devo prendermi cura di questa pianta. devo regalarla ad un’amica che non vedo da anni. come una promessa di ritorno e di riunione.
cosí in un salto mi ritrovo a granada nel ristorante dell’albaycîn presso cui avevo lavorato quando vivevo lì. sembrava ci fossi arrivata camminando da Valencia. nella terrazza dove il cuoco coltiva la menta, appoggio la pianta e cerco un vaso. continuo ad incontrare tante persone che non vedo da troppo tempo: il cuoco, la cameriera del verde luna, la madre del cuoco, amiche, giulia e chiara. tutti erano felici di rivedermi, io sono euforica ma preoccupata per la pianta. ci parliamo di tutto quello che era successo in questi anni. il proprietario si fida di noi, ci lascia fare quello che vogliamo.
sembra che il tempo passi velocissimo, non capisco se sono ore o giorni. continuo ad incontrare e parlare con tante persone. tutto sembrava scorrere ad un'altra velocitá. quando mi ricordo della pianta penso che cercare un vaso non abbia più senso. mi avvicino triste per non avere mantenuto la promessa e quando la ritrovo vedo che la pianta era diventata un albero. era cresciuta in orizzontale i rami erano cresciti da mezzo centimetro a quasi 10cm di diametro, era verde e sana e con le radici scoperte.
non ci sono promesse che non si mantengono, se non altri modi di stare assieme.
aspettando l'inaugurazione dell'esposizione “radici nel mare” di ideadestroyingmuros. ore 18,00 presso il circolo della rosa (verona). cena alle 20,00 a contributo